Celestino V ed i complotti: e se fosse 'solo' umiltà? E Alessandro D'Avenia....


Oggi doppio appuntamento, qui:

Celestino V ed i complotti: e se fosse 'solo' umiltà?


Il caso di papa Benedetto, che l'11 febbraio scorso ha rinunciato al Ministero Petrino, ha riportato in auge il celebre episodio di S.Celestino V.
Questo monaco, al secolo Pietro del Morrone, dopo essere stato incoronato il 29 di agosto del 1294 (oggi è per l'appunto l'anniversario), restò al governo solamente fino al 13 dicembre dello stesso anno, per poi abdicare. Non occupò mai il territorio vaticano, perché operò per tutto il tempo in Abruzzo.



 vi consiglio di visitare questo link:http://www.ioacquaesapone.it/articolo.php?id=1366 una bella intervista ad A.D'Avenia








La vita
Di origini contadine, penultimo di dodici figli, nacque tra il 1209 e il 1215 in Molise.
Da giovane, per un breve periodo, soggiornò presso il monastero benedettino di Santa Maria in Faifoli. Mostrò una straordinaria predisposizione all'ascetismo e alla solitudine, ritirandosi nel 1239 in una caverna isolata sul Monte Morrone.
Qualche anno dopo si trasferì a Roma,per prendere i voti sacerdotali. Lasciata Roma, nel 1241 ritornò sul monte Morrone, in un'altra grotta, presso la piccola chiesa di Santa Maria di Segezzano. Cinque anni dopo abbandonò anche questa grotta per rifugiarsi in un luogo ancora più inaccessibile sui monti della Maiella.


Si era allontanato temporaneamente dal suo eremitaggio del Morrone nel 1244 per costituire una Congregazione ecclesiastica riconosciuta da papa Gregorio X come ramo dei benedettini, denominata "dei frati di Pietro da Morrone"
Nell'inverno del 1273 si recò a piedi in Francia, a Lione, dove stavano per iniziare i lavori del Concilio di Lione II voluto da Gregorio X, per impedire che l'ordine monastico da lui stesso fondato fosse soppresso. La missione ebbe successo, poiché Pietro era stimatissimo.


Il conclave
Alla morte di papa Niccolo IV, venne indetto un conclave a cui parteciparono solo 12 cardinali, scesi poi a 11. Il conclave subì numerose interruzioni e spostamenti, mentre Pietro continuava a predicare e a chiedere a Dio un nuovo Pastore, pena "gravi castighi per la Chiesa tutta".
La "profezia" fu inviata al Cardinale Decano Latino Malabranca, il quale la presentò all'attenzione degli altri cardinali, proponendo il monaco eremita come Pontefice; la sua figura ascetica, mistica e religiosissima, era nota a tutti i regnanti d'Europa e tutti parlavano di lui con molto rispetto. Il Cardinale Decano, però, dovette adoperarsi molto per rimuovere le numerose resistenze che il Sacro Collegio aveva sulla persona di un non porporato. Alla fine, dopo ben 27 mesi, emerse dal Conclave, all'unanimità, il nome di Pietro Angelerio del Morrone; era il 5 luglio 1294. Venne poi incoronato il 29 di agosto.
La notizia dell'elezione gli fu recata da tre vescovi, nella grotta sui monti della Maiella, dove il monaco risiedeva. Sorpreso dall'inaspettata notizia, il monaco, forse anche intimorito dalla potenza della carica, inizialmente oppose un netto rifiuto che poi si trasformò in un'accettazione.


Il Pontificato
Uno dei primi atti ufficiali fu l'emissione della cosiddetta Bolla del Perdono, bolla che elargisce l'indulgenza plenaria a tutti coloro che confessati e pentiti dei propri peccati si rechino nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, nella città dell'Aquila, dai vespri del 28 agosto al tramonto del 29. Fu così istituita la Perdonanza, celebrazione religiosa che anticipò di sei anni il primo Giubileo del 1300, ancora oggi tenuta nel capoluogo abruzzese.


La rinuncia
Pietro da Morrone dimostrò una notevole ingenuità nella gestione amministrativa della Chiesa, ingenuità che, unitamente ad una considerevole ignoranza (nei concistori si parlava in volgare, non conoscendo egli a sufficienza la lingua latina) provocò non pochi problemi.
Circa quattro mesi dopo la sua incoronazione, nonostante i numerosi tentativi per dissuaderlo avanzati da Carlo d'Angiò, il 13 dicembre1294 Celestino V, nel corso di un concistoro, diede lettura della rinuncia all'ufficio di romano pontefice, il cui testo originale andato perduto ci è giunto attraverso l'analoga bolla di Bonifacio VIII.
« Ego Caelestinus Papa Quintus motus ex legittimis causis, idest causa humilitatis, et melioris vitae, et coscientiae illesae, debilitate corporis, defectu scientiae, et malignitate Plebis, infirmitate personae, et ut praeteritae consolationis possim reparare quietem; sponte, ac libere cedo Papatui, et expresse renuncio loco, et Dignitati, oneri, et honori, et do plenam, et liberam ex nunc sacro caetui Cardinalium facultatem eligendi, et providendi duntaxat Canonice universali Ecclesiae de Pastore. »
« Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe [di questa plebe], al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all'onere e all'onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore la Chiesa Universale. »
Undici giorni dopo le sue dimissioni, il Conclave, riunito a Napoli in Castel Nuovo, elesse il nuovo papa nella persona del cardinal Benedetto Caetani, laziale di Anagni. Aveva 64 anni circa ed assunse il nome di Bonifacio VIII.




Celestino morirà poi in povertà nel 1296.


Di fronte alla sua rinuncia sono state avanzate tante tesi, come per Benedetto XVI. Congiure, calunnie e chi più ne ha più ne metta. Sono piste che però non portano da nessuna parte, perché nessuno mai si è spinto oltre: nessuno, o pochi, hanno provato ad aprire quella porta stretta: l'umiltà. Un papa che, con umiltà, decide di ritirarsi, merita rispetto, ed è inutile alzare il polverone di sospetti, come talvolta succede. Infatti, se riprendiamo un passo del discorso di rinuncia di Ratzinger notiamo (parole testuali), che "dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il Ministero Petrino".
E ancora: "nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito".
Allora, forse,sarà il caso, di fronte a questi eventi, di farsi da parte ecapire l'umiltà.

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