Italia, Europa, "Guardian": cosa c'è di vero?

da il post.it

Terminato vertice 'G5' in castello Herrenhausen di Hannover

Dopo il suo insediamento come presidente del Consiglio, Matteo Renzi ha detto di voler dare una prospettiva più ampia ed “europea” al suo mandato di governo. Negli ultimi due anni ha parlato spesso della necessità di “salvare l’Europa”, “cambiare la narrazione dell’Europa”, “cambiare passo” rispetto alle politiche precedenti: e di volta in volta ha cercato confronti e scambi anche pubblici con i leader europei che a suo dire ostacolavano la necessità di cambiamento. 
Nei giorni scorsi  è circolato molto un articolo pubblicato dal Guardian e scritto dall’analista Anatole Kaletsky – intitolato “L’Italia può diventare l’improbabile salvatrice del progetto-Europa?” – che in qualche modo dà ragione a Renzi. Ma il ruolo dell’Italia in Europa è effettivamente cambiato, in questi due anni?

Cosa sostiene Kaletsky
L’Italia ha guidato una tacita ribellione contro le politiche economiche pre-keynesiane del governo tedesco e della Commissione europea. Nelle riunioni dell’eurozona, e ancora questo mese all’assemblea del Fondo Monetario Internazionale a Washington, Padoan ha sostenuto la necessità di stimoli fiscali in maniera più convinta e coerente di ogni altro leader europeo. Ancora più importante: Padoan ha iniziato davvero ad applicare questi stimoli tagliando le tasse senza far saltare i progetti di riduzione della spesa pubblica, nonostante la Germania e la Commissione europea avessero chiesto all’Italia di contenere la sua spesa. Il risultato è che in Italia la fiducia dei consumatori e delle imprese italiane è ai livelli massimi da 15 anni a questa parte, la situazione del credito è migliorata e l’Italia è l’unico paese fra quelli del G7 che nel 2016 crescerà di più rispetto al 2015 (seppure con un tasso ancora inadeguato, l’uno per cento).
E ancora Kaletsky
La rinascita della leadership e dell’autostima italiana può anche essere notata nella politica interna ed estera. Renzi è stato l’unico leader europeo ad aumentare i voti del proprio partito alle elezioni europee del 2014, e successivamente il suo dominio sulla politica italiana è aumentato. Mentre le forze populiste minacciano Germania, Francia, Spagna e Regno Unito, l’Italia ha voltato le spalle a Silvio Berlusconi, e Renzi è riuscito a erodere consensi sia alla Lega Nord sia al Movimento 5 Stelle. Il risultato è che il suo governo ha iniziato ad applicare riforme del lavoro, delle pensioni e della pubblica amministrazione impensabili in passato. […] E il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, sta collaborando col suo predecessore, l’Alto responsabile per gli affari esteri dell’UE Federica Mogherini, per elaborare un approccio europeo più pragmatico sulla crisi in Libia e la gestione dei migranti.
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 Kaletsky spiega ancora che proprio la “solitudine” del governo tedesco su molte questioni e la generale debolezza politica di altri paesi europei potrebbero creare le condizioni per un ruolo più rilevante dell’Italia, che Renzi ha già fatto capire di volersi ritagliare.

Da che parte stiamo?
Renzi ha cercato di tenere una posizione “forte” su tutti i temi principali di cui si è discusso in sede europea negli ultimi mesi: dal punto di vista della politica economica ha spesso criticato genericamente gli “euroburocrati” di Bruxelles e l’eccessiva attenzione all’austerità finanziaria; in politica estera è stato critico sull’eventualità di prolungare le sanzioni alla Russia e di dare soldi alla Turchia per gestire il flusso dei migranti senza chiedere impegni precisi su come spenderli; dal punto di vista della politica europea, ha difeso molti dei paesi accusati di non aver tagliato a sufficienza la spesa pubblica (anche se definì il referendum in Grecia sulle misure di austerità “un errore”) . E soprattutto ha scelto di sostituire l’ambasciatore italiano all’Unione Europea – il diplomatico Stefano Sannino, nominato appena un anno prima – con una figura molto più politica, l’ex apprezzato viceministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda.

Quest’ultima decisione in particolare ha creato parecchio scalpore a Bruxelles. Di recente Politico ha messo su un grafico cartesiano la leadership – cioè fondamentalmente la stabilità politica – di ciascun paese dell’Unione in rapporto alla sua influenza a Bruxelles. In quanto a leadership, nel grafico di Politico Renzi è secondo solo ad Angela Merkel, mentre è molto indietro in quanto a influenza a Bruxelles.


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