Calderoli razzista, sinistra buonista



Come tutti ricordano, domenica è stato il giorno dello scandaloso turpiloquio del vicepresidente del Senato, Calderoli, leghista, rivolto al ministro Kyenge, additata come "un orango".
Un pazzo, null'altro. Calderoli non è nuovo a accuse di questo genere, e getta sempre più fango su un partito già in profonda crisi.


Le sue uscite non tengono conto della sua vita politica, disastrosa come il porcellum da lui ideato, e non possono proprio esistere nel 2013 in un paese civilizzato.


Oltretutto, ormai la Kyenge (a cui va piena solidarietà per l'accaduto) è incriticabile, perché si è fatta (in questa affermazione non c'è alcuna critica al ministro) una sorta di scudo che la dovrebbe proteggere in futuro da attacchi politici, gli unici in realtà giustificabili.


Ma, dopo aver condannato ampiamente il fatto, una riflessione sorge spontanea. La sinistra si è -ovviamente e giustamente - scagliata contro Calderoli, addirittura offendendo -i più estremi lo hanno fatto - anche lo stesso senatore dal punto di vista estetico (per logica, non andrebbe offeso nemmeno lui, anche se poteva venire facile, ma le offese in risposta ad offese francamente non hanno senso).
Molti gli hanno dato del "porcello", del "classico leghista pezzo di m...", e via discorrendo. Male, a nostro avviso.
E poi c'è il grande buonismo solito di una certa sinistra.Tutti hanno espresso ribrezzo, e ci sta, ma se un Vendola, o un Civati, o non so chi, avesse dato del "nano" a Brunetta, della "prostituta" ad ogni donna del PDL, della "mummia" a Berlusconi, allora non sarebbe stato male. Allora sarebbero state delle dichiarazioni innocenti, alle quali non deve seguire alcuna scusa, perché è più facile esigere le scuse, piuttosto che scusarsi.


Lungi dal giustificare Calderoli, impariamo - tutti, sia a destra che a sinistra - a non fare i buonisti, a non fare industria del "oh che schifo, oh che vergogna", per raccattare voti, qua e là. Iniziamo dall'essere coerenti, e non offendere mai. Il resto viene da sé.

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