giovedì 22 agosto 2013
L'indiscussa onestà delle lobby gay
In questi giorni si fa un gran parlare della nuova legge russa, da molti definita anti-gay. Tutto ciò che succede in Russia - a partire da ogni singolo gesto che i concorrenti ai Mondiali di atletica di Mosca stanno facendo, dallo smalto multicolor di un'atleta, a un bacio tra due atlete, definito di protesta, ecc...- sta alzando un polverone. Il solito polverone, potremmo dire. E perché? Perché, e qui i più sensibili potranno smettere di leggere - se credono -, le lobby gay sanno che strumentalizzando tutto, a lungo andare, si cambiano le idee delle persone. Partendo da questo caso russo: dire le cose senza dirle, e anzi mettendo in mezzo altri, è più facile e rende di più. Dire che le due atlete si sono baciate davanti a tutti per protestare contro questa legge, induce molte persone a pensarla così: perché poi è tutto scritto bene, in modo e forma. Insomma, il "popolo bue" ci crede.
Per fortuna però che le due ragazze hanno smentito, e si sono dette ferite dalla potente strumentalizzazione della stampa occidentale.
Ma torniamo in patria. Esamineremo due casi simili.
Primo caso: 14 Luglio. A Roma c'è un incendio al liceo Socrate e "La Repubblica" titola la notizia inducendo come causa l'omofobia. Verrà smentita qualche giorno più tardi: la causa fu una vendetta di alcuni studenti bocciati. Insomma più che di omofobia si trattava di....Bocciofobia...
Secondo caso:11 Agosto. A Roma si suicida un ragazzino gay e "La Repubblica" pubblica la notizia, come la 2a più importante della giornata, inducendo motivi legati al bullismo omofobo. Verrà smentita dalle indagini, quel povero ragazzo non aveva subito bullismo. Aveva lasciato scritto: "chissà cosa ne pensa mio padre".
Qui c'è l'aggravante della morte di una persona. Ecco, il fatto che la strumentalizzazione non si fermi nemmeno di fronte ad una vita umana è davvero aberrante. Anche deludente, perché fa emergere ancora di più il cinismo e la mera strategia che portano avanti tali associazioni e lobby. Non c'è nemmeno quel barlume di voglia di lottare che viene spesso sbandierata.
E allora si potrebbe concludere, dopo queste amare considerazioni, con una nota frase di Totò: "Ma mi faccia il piacere!"
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