Beatrice Fazi: ho ricevuto un cuore nuovo



Gio 30 Lug 2015 | di Giuseppe Stabile - zonastabile@ioacquaesapone.it | Zona Stabile





Al centro del salotto della sua casa romana, tra i giocatoli dei quattro figli, campeggia un grande sacco da boxe. «È un regalo per mio marito, appassionato di pugilato», dice sogghignando. Sarà vero, ma senza dubbio si addice ad una combattente come lei, donna esplosiva che non si arrende mai. Beatrice Fazi emana una contagiosa carica vitale e ti accoglie con un sorriso diventato ancora più luminoso da quando Qualcuno le ha donato un cuore nuovo.

Ti abbiamo conosciuto soprattutto come la Melina della fiction “Un medico in Famiglia” e ti ritroviamo scrittrice con “Un cuore nuovo” (Ed. Piemme, 2015). Come nasce il tuo libro?
«Negli ultimi anni sono stata spesso invitata in tutta Italia a dare testimonianza della mia trasformazione personale, che mi ha fatto uscire dal male di vivere e sperimentare la gioia della fede. Era arrivato il momento di condividere con tutti questo percorso: non mi sento una donna risolta, ma attraverso queste pagine vorrei invitare tutti a chiedere incessantemente a Dio di donarci un cuore nuovo. Con quattro figli e il lavoro, spesso è molto faticoso accettare tutti gli inviti, ma mio marito mi spinge a non rinunciare a nessuna occasione di testimonianza. Sappiamo di aver ricevuto tantissimo e non possiamo non restituire».

Sei sempre stata così vivace ed intraprendente?
«Sì, però ho compreso, anche dalle storie di altri, che con la rinascita spirituale le persone non cambiano: ne escono trasfigurate. Con la Grazia si è aiutati ad indirizzare meglio le proprie risorse. Purtroppo spesso usiamo nel modo sbagliato i talenti di cui ognuno è portatore, rovinandoci le esistenze. Non si tratta di essere credenti o meno: stiamo sereni e in salute solo quando esprimiamo le nostre energie per il bene, nostro e degli altri. Dobbiamo riconoscere la dignità nostra e altrui».

Come hai vissuto la tua adolescenza?
«Improvvisamente iniziai a sentirmi brutta e goffa, in guerra con me stessa, alla rincorsa di vari e contrastanti modelli. Soprattutto, mi disorientò l’incoerenza di tante persone vicine, che fecero crollare le certezze e i valori in cui credevo. La delusione che provai mi portò a ritenere che non valesse la pena impegnarmi per delle presunte verità che nessuno metteva in pratica. Durante l’adolescenza i miei genitori si separarono e aprii gli occhi sulla realtà culturale nella quale ero immersa, piena di compromessi, atteggiamenti camorristici e arrivismo a tutti i costi. Soffrii molto anche per delle amicizie errate, con la ricerca di emozioni forti, dagli spinelli ad un approccio sbagliato alla sessualità. Anche i miei figli corrono questi rischi, ma l’unica cosa che io e mio marito possiamo fare è impegnarci per essere sempre più coerenti e liberi, costruendo relazioni di qualità dentro e fuori la nostra famiglia».

Hai realizzato i tuoi sogni?
«Ho compreso di voler fare l’attrice già a cinque anni, quando trovavo irresistibile imitare i personaggi dell’indimenticabile sceneggiato tv “L'amaro caso della baronessa di Carini”. Sono andata via da casa molto giovane e ho affrontato periodi davvero difficili, ma ho voluto a tutti i costi riuscire a raggiungere i miei obiettivi. Ho fatto tanto la cameriera per vivere, poi mi sono ritrovata a farla anche nel ruolo di Melina di Casa Martini e addirittura per alcuni anni ho gestito un locale a Roma. Ora però so che ciò che mi rende felice è servire l’altro: nella famiglia, nel matrimonio e anche nella politica. Prima sognavo di essere protagonista e famosa, ma non ero capace di mettermi in gioco nella vita. Ora invece trovo la felicità nel portare avanti il mio ruolo di donna e professionista senza aspettarmi il successo o il riconoscimento degli altri. Sono molto grata per tutto ciò che ho già ricevuto: se domani conquistassi l’Oscar come migliore attrice, ma smarrissi la relazione con Gesù, avrei perso tutto».

Che effetto ti ha fatto conquistare la notorietà?
«Appena finito il Liceo mi sono trasferita a Roma, decisa a coronare il mio sogno di diventare attrice. Ho iniziato a condurre una vita disordinatissima, senza orari, incontrando tante persone e intessendo molte relazioni sbagliate. Nonostante fossi riuscita ad esordire in tv e a raggiungere una certa notorietà, continuavo a sentirmi insoddisfatta, prigioniera del vittimismo e della depressione. Mi sono avvicinata al buddismo, nella vana speranza che la meditazione potesse aiutarmi a risolvere i miei problemi. Credevo di essere libera, ma in realtà stavo sperimentando la libertà di autodistruggermi!».

Come è arrivato l’incontro con Gesù?
«Una sera uscii da casa e iniziai a camminare disperata per il centro di Roma; senza rendermene conto entrai in una Chiesa dove si stava svolgendo l’Adorazione Eucaristica. Appena posai lo sguardo sull’ostia consacrata mi sentii nuda, indifesa e iniziai a piangere. Improvvisamente, trovai davanti a me tutto l’Amore che avevo sempre cercato! Nei mesi successivi cercai di non dare peso a quello che mi era successo, ma il meglio doveva ancora venire! Da lì a poco conobbi mio marito Pierpaolo, affascinante avvocato, ateo, divorziato, ma senza figli. Fu un colpo di fulmine e dopo un periodo di corteggiamento andammo a convivere e concepimmo un bambino. Dentro di me si agitavano mille paure e decisi di andare a confessarmi da un sacerdote molto noto a Roma, che teneva delle seguitissime catechesi proprio nella mia parrocchia. Quel colloquio mi fece intravedere quanto ero distante da me stessa e da Dio: fu l’inizio di un cammino tuttora in corso che, grazie all’aiuto della Madonna, mi ha fatto riscoprire la fede. Da lì è iniziata la “rivoluzione della Misericordia”».

Sei ancora seguita da un padre spirituale?
«Certo, ho assolutamente bisogno di una guida e di un confronto continuo che mi aiuti a capire chi sono. Per troppi anni ho manifestato qualcosa di diverso da ciò che ero veramente, illudendomi così di sentirmi amata. Tutti intimamente desideriamo riconciliarci con la nostra storia: solo così possiamo sentirci finalmente liberi e amarci, senza dover mendicare dagli altri. Grazie al cielo, dopo qualche mese da quella confessione, anche mio marito si è messo in discussione, aprendosi alla conversione e ottenendo l’annullamento del suo primo matrimonio che ci ha permesso di sposarci».

Perché il tuo libro “Un cuore nuovo” inizia con il racconto di un aborto?
«Per anni ho portato dentro di me questa terribile sofferenza, ma dopo l’incontro con il Signore ho iniziato a credere di poter accogliere il perdono anche per un’azione così grave, quale quella di avere impedito ad un bambino di nascere. All’epoca ero una confusa ventenne da poco arrivata a Roma; volevo solo il successo e mi ritrovai coinvolta nella relazione con un uomo che aveva quasi il doppio della mia età, per nulla interessato a me. Solo oggi, dopo tanti anni, il disprezzo si è trasformato in misericordia per me stessa, sicura che quel bimbo, al quale ho assegnato il nome Matteo, ora mi ama, aiutandomi a sostenere anche tante altre donne in difficoltà. Prima non mi rendevo conto della gravità di aver compiuto un aborto, ricacciando dentro di me i dubbi che affioravano periodicamente. Con il tempo ho compreso che anche tanti disordini alimentari e affettivi che ho sperimentato avevano quella radice. Rileggendo il libro, mi sono meravigliata delle tante cose personali che ho scritto. È stata una liberazione profonda, una grande apertura verso il mondo: ora non sono più proprietaria neanche di ciò che ho vissuto, voglio trasformare tutto in dono».

L’approfondimento spirituale ti ha aiutato ad affrontare la maternità?
«Solo durante dei recenti esercizi spirituali, dopo anni di cammino, ho riconosciuto il mio fallimento come madre, per aver proiettato tante mie sofferenze sui figli. In particolare, ho preso consapevolezza di come involontariamente riversavo su di loro la rabbia e il dolore dell’aborto che praticai. Dopo tanta meditazione e preghiera, Dio mi ha aiutato anche a rinnovare la relazione con i miei figli! Nell’arco della nostra esistenza siamo bersaglio di tanti messaggi ingannevoli e demoniaci, che si presentano come la soluzione apparentemente migliore. Spesso non è facile discernere qual è il bene, ma è importante riappacificarsi con se stessi, confidando nell’Amore dell’Unico che ci conosce veramente. Lontani dalla letale superbia di pensare che abbiamo capito tutto!».

Come valuti l’invito di Papa Francesco ai cattolici di uscire dalle Parrocchie e aprirsi al dialogo?
«Ammiro molto l’attuale Pontefice e mi trovo molto d’accordo anche con questa sua esortazione. Nelle parrocchie si rischia spesso di diventare moralisti e farisaici, atteggiamenti contro i quali Gesù si è sempre scagliato».

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