Il messaggio di Rio: lo Sport è Vita, la Vita è Sport


di Paolo Brescia

Due settimane per fare il pieno di vita. Per molti di noi è il classico obiettivo agostano, che si concretizza in ferie marittime, montuose o di turismo estero. Ma c'è ben più di un Safari o di un trattamento Spa nelle notti, ormai solo da ricordare, di Rio. Finiscono i giochi, si spegne la torcia ed è subito saudade. E' nostalgia perché a Rio eravamo tutti, chi più chi meno. A Rio era l'Italia intera che si è stretta per ammirare i suoi campioni. Citius, Altius, Fortius è la”mission” dei Giochi. E noi, tutti, ci sentiamo più forti e più...Olimpici dopo questi giochi. Ha retto tutto, dalla Rai (chapeau) a Rio (c'è voluto il furto-farsa di Lochte e co per far notizia). Con qualche amara considerazione, non a voler far polemica, ma a dar parere, quantomeno, di nutrire dei ragionevoli dubbi (parlo della gestione del caso Russia e soprattutto del nostro Alex Shwazer).

Lo Sport è vita, perché la Vita è Sport e noi lo sappiamo meglio, dopo Rio. L'Italia saluta con 28 sigilli di puro cuore, molti inaspettati, cercati, sperati, coltivati. Tania, Elia, Fabio, Gregorio, Gabriele...l'elenco è lungo e non serve ricordarlo perché tutti lo avete stampato bene nel cuore e nella testa. Perché chi “no, per carità, non seguo le Olimpiadi”, ieri era davanti al TV con l'ansia e la grinta a tifare per Blengini e ragazzi verso il miracolo pallavolistico. Chi “ma a me questi sport statici non dicono nulla” era a gioire per le imprese di Campriani, Pellielo e degli altri e delle altre imprese del tiro.
E tutti siamo rimasti affranti dai “legni”, a partire da quella maledetta vasca di Federica, che ci ha provato con le gambe e con la rabbia.


Lo Sport unisce, Rio ha unito, da Rio ripartiamo, con tanto da migliorare, molto da imparare e sempre la stessa voglia di Vivere: quella di chi all'orrore, risponde presente con ciò che ha di meglio, con ciò che da sempre l'Uomo sa tirar fuori. GRAZIE, Tokyo è già qui...

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