Dove comunicare? Con quali tempi?


di Paolo Brescia

Terzo appuntamento con i nostri approfondimenti sul lavoro degli uffici stampa nelle piccole e medie realtà sportive (ma non solo) che vogliono migliorare la loro presenza e immagine sul web.
Parliamo di spazi e tempi della comunicazione. Parliamo cioè di dove comunicare e di quando comunicare. Se dovete iniziare, bene, non è mai troppo tardi. Se avete iniziato, ma le cose non vanno, spero di dare una mano. Ricordo sempre che i contenuti di questi articoli sono tratti dal recente libro di Beda e Bianchi, ideatori di ESM, easy sport marketing.
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A) Gli spazi della comunicazione
Questa operazione avviene dopo che viene pianificato a chi comunicare, ovviamente. Sì perché a seconda del target da noi individuato, gli spazi (e di conseguenza i tempi, i modi e le dinamiche) saranno differenti e come un guanto di lattice dovranno adattarsi alla mano. Qui, la prima défaillance si rende presente: non sempre le nostre scelte coincidono col reale interesse del target a cui ci rivolgiamo. Oppure può capitare (frequentemente, nonostante si pensi il contrario) che abbiamo sbagliato target, che non abbiamo individuato non tanto gli spazi ma i tempi. O i modi: un "app" per smartphone dove dare informazioni o cose simili realizzata per le attività sportive di un centro anziani può incontrare una forte fonte di rumore (ovvero ciò che disturba la comunicazione): magari il semplice fatto che gli anziani a cui ci riferiamo...non hanno uno smartphone. Con loro potrà tornare utile il classico giro di telefonate al numero fisso di casa. Insomma, si tratta di adattare le situazioni sapendo che non sempre indovineremo, nell'ordine, target, modi, spazi, e forse anche tempi.

Di norma gli spazi canonici per la comunicazione anche legata al marketing e alla promozione (sportiva, ma non solo) sono la stampa (meglio se locale), il web specializzato, la televisione (privata e locale), il sito istituzionale, almeno 1 social media di riferimento, la posta elettronica, la messaggistica istantanea, il volantinaggio e la cartellonistica. Con abile maieutica si possono trovare almeno altre 100 forme di comunicazione. Dunque, siamo di fronte ad una varietà sconfinata, che non permette- però- forme caserecce di utilizzo, pena la mancanza di identità.

Ogni forma presenta i suoi pro e i suoi contro. Il web andrà bene per ampliare le opportunità, ma serve cura e ordine, oltre che competenza approfondita, l'email resta un mezzo di promozione "alto", non andrà bene per promuovere una festicciola di quartiere in cui ci siete anche voi con i vostri atleti,ecc...

B) Ciò che più interessa qui sono i tempi della comunicazione. 
I termini che fanno da assi portanti alla comunicazione, su qualsiasi mezzo e per qualsiasi target, sono immediatezza e costanza. Immediatezza perché la comunicazione scade, come il latte, la panna, ecc. Pubblicare, pubblicizzare qualcosa troppo prima o troppo dopo è perdente. Costanza perché la comunicazione rende. La memoria è debole, le notizie sono troppe e se ci fermiamo restiamo sepolti. Per non uscire di scena rovinosamente, è necessario aggiornare e aggiornarsi continuamente, ma con un processo di selezione. Facciamo un esempio: nel solo gennaio 2015, secondo un report effettuato da Socialbakers, azienda che monitora i social media, i 20 top brand italiani hanno pubblicato una media di 20 contenuti su facebook, 5 video e circa 160 tweet. Noi siamo magari piccoli, meno aperti ai fan mondiali. Allora dovremmo selezionare, capire le dinamiche. Ma un post sul nostro social media e un comunicato/gallery/aggiornamento al giorno non possono, non devono mancare. Non multa, sed multum dicevano i latini. Poche cose, bene.

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