Il responsabile della comunicazione: comunicare non è un gioco


di Paolo Brescia

Primo appuntamento con la rubrica sul marketing sportivo e sulla comunicazione degli uffici stampa.


Sappiamo tutti che per una comunicazione efficace c'è bisogno di due tratti essenziali: un mittente del messaggio (qualcuno che parla o che scrive) e un destinatario (colui che ascolta o legge). Banalmente, servono almeno due persone. E' spesso la mancata coincidenza di questi fattori il primo intralcio ad una comunicazione di successo. Nel caso delle società sportive, come d'altronde anche in altre realtà, la comunicazione degli eventi si rende necessaria perché promozione e lavoro sul territorio di riferimento sono dei punti cruciali per mantenere in vita la società (le occasioni di incontro, di coinvolgimento, ecc vanno non solo costruite ma anche ben organizzate e divulgate). Ancora in termini banali potremmo dire che non basta fare attività di tutti i tipi senza che gli altri sappiano che le stiamo facendo.
Senza comunicazione un club sportivo diventa autoreferenziale, limitato forse a chi già ne fa parte e vive la realtà (spesso non basta nemmeno per i già tesserati o già soci). Comunicare, e comunicare bene, veicola l'immagine del club o del brand sempre più in alto.

Ma sono necessarie alcune condizioni:
-l'attinenza tra LE COSE CHE COMUNICHIAMO e LE COSE CHE FACCIAMO
Più semplicemente diremmo che come non ha senso fare senza comunicare è fuorviante comunicare cose fuori dalla nostra portata o che risultano poi false.
-l'individuazione di un "responsabile": un professionista o comunque un competente della comunicazione che abbia in carico la parte dei rapporti di comunicazione all'esterno e anche all'interno della società. La comunicazione non è un gioco, la comunicazione non si fa tanto per fare qualcosa.

Qui troviamo il punto di questo primo appuntamento. C'è sempre più bisogno di scoprire la figura del responsabile del vostro "ufficio stampa". In termini tecnici lo chiamiamo HOC, head of comm. Head, testa, non solo perché dirige quello che può essere, nelle piccole e medie realtà, un ufficio in cui, oltre alla sua figura, potrà esserci al massimo un secondo personaggio abilitato alla pubblicazione social, alle foto, ai videoclip, all'aggiornamento del sito web, ecc. In alcuni casi l'HOC lavorerà anche da solo o di concerto con qualche dirigente che poco o nulla sa di comunicazione. Quindi, niente trionfalismi, per "testa" si intende soprattutto l'utilizzo di facoltà mentali importanti per lo sviluppo virtuoso della società.

Individuato quindi un responsabile, per criterio di competenza (facendo un rapporto tra -necessità, -disponibilità, -costo), si deve procedere insieme alla nuova figura alla creazione di un piano di comunicazione (meglio se a breve termine: prima mensile, poi trimestrale, poi semestrale, ma tutti rivedibili nel tempo) e alla visione sempre condivisa di una struttura solida nel tempo e governata da una linearità di vedute. Si definiscono i limiti della comunicazione interna ed esterna, gli obiettivi primari, i social di riferimento, si mette mano al sito web, si attivano i canali di video-social, si promuovono gli eventi interni, si valuta la linea di andamento degli iscritti o dei clienti, si rivede l'incarico ogni anno, traendo le dovute conclusioni.

Così, il lavoro del HOC non sarà vano e la società, se veramente lavora bene sul territorio e con le realtà che le sono poste dinanzi, potrà trarne beneficio.


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