In un baciamano, la nostra Italia?


| Paolo Brescia |

Ha destato giustamente scalpore il video del boss della ‘ndrangheta Giuseppe Giorgi che viene omaggiato dai suoi compaesani prima di essere trasferito in carcere. Giorgi da 23 anni era un super latitante e sinceramente la notizia migliore resta quella di un arresto che era da compiere ed è anzi arrivato fin troppo tardi. Ma il baciamano della folla festante all'arresto del Giorgi non ha lasciato indifferenti come altre volte. Forse perché in piena diretta tv, forse perché stavolta effettivamente troppo esplicito. Ma in misura maggiore perché immagine di una piaga più ostica da frenare rispetto a quella mafiosa: la connivenza. Non sarà stata di soli mafiosi, la folla acclamante. Non è un omicida il figuro che bacia cortesemente la mano del suo signorotto. No, altrimenti con buona probabilità sarebbe in carcere. Eppure è (e con lui un numero pauroso di connazionali) tremendamente più colpevole del Giorgi. E' uno specchio profondissimo sulla storia italiana, costellata di criminali a metà, invisibili perché sulla carta mai colpevoli di nulla di delittuoso, ma moralmente spenti e forzatamente appannati, inclinati a un quieto vivere.

E noi?

In "Povera Patria", che invito a riascoltare, Battiato ci indica la via, perché "è possibile tornare a quote più normali". Eliminando, si, si, avete letto bene, eliminando baciati, e baciatori.


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